Medicina “insolita” tra farmaci, terapie, sorprese e curiosita’

Libri

Per la pubblicazione del quarto volume della collana “Scientia et Causa” ho avuto modo di incontrare l’autore, l’amico Giorgio Dobrilla, gastroenterologo emerito e primario dell’Ospedale Regionale di Bolzano, nonché docente di Metodologia Clinica fino al 2014 presso la facoltà di Medicina dell’Università di Parma.

Marco Mastrolorenzi: Benvenuto nella redazione di “Scetticamente”, è un piacere ritrovarti per poter parlare del tuo nuovo libro che esce il 10 giugno prossimo con C1V Edizioni di Cinzia Tocci, curato da Armando De Vincentiis, con prefazione di Piero Angela. Il volume si intitola Medicina insolita per non medici, e costituisce il quarto volume della Collana di divulgazione scientifica Scientia et Causa (dove sono capo redattore): un libro scritto non tanto per gli addetti ai lavori (ma anche per loro, vado a sottolineare) quanto per il grande pubblico interessato a saperne di più e meglio su alcuni argomenti che riguardano la nostra salute e che sono poco presenti tra i media o dimenticati dalla stampa o trattati superficialmente e in modo non soddisfacente. Il problema della comunicazione non è affatto cosa da poco ed è una questione da prendere seriamente. Il danno mediatico per disinformazione, soprattutto in questo campo, può essere molto forte e le conseguenze importanti.

Giorgio Dobrilla: Condivido, Marco. La disinformazione esiste anche sulle riviste scientifiche dove talora è motivata soprattutto dal publication bias (vale a dire da ciò che non viene intenzionalmente pubblicato per diversi motivi) e talaltra da un conflitto di interessi. La denuncia di quest’ultimo, solo da qualche anno, è diventata obbligatoria nelle le riviste più serie. Ma tale realtà penalizza in pratica solo gli addetti ai lavori. Nei media, invece, la disinformazione riguarda tutti i cittadini, ed è legata alla discrepanza tra lo spazio minimo dato alle notizie scientifiche e quello vistoso concesso alle pseudoscienze più o meno travestite. A proposito, grosso merito (consentimelo) va alla editrice di C1V, di cui sei caporedattore, che proprio da poco ha pubblicato il volume Giornalismo pseudoscientifico che ti vede tra i contributors con Piero Angela e Cristina Da Rold. Ebbene il mio libro mira agli stessi scopi, anche se in modo diverso e un po’ insolito, fatto in pratica di notizie, esempi e fatti anche slegati tra loro, che però riguardano in qualche modo la salute, sui quali far pensare i lettori. In termini giornalistici, potrei dire che l’intento è di (ri)portare “in prima pagina”, notizie mediche per non medici, di importanza varia ma mai trascurabile, spesso trattate poco, male e/o solo fugacemente. Una chiosa peculiare nel libro riguarda, ad esempio, la scorrettezza mascherata (usata anche da importanti quotidiani nazionali) di affiancare nell’inserto sanità notizie “vere”, magari firmate da Premi Nobel, a pagine pubblicitarie assolutamente identiche da un punto di vista grafico. È quasi certo che il lettore normale non coglierà questa differenza che è invece cruciale e a mio avviso inaccettabile. La promozione è lecita in un giornale, ma solo a patto che sia ben distinta dall’ informazione.

Marco Mastrolorenzi: Stesso problema lo abbiamo nei talk show, per esempio, quando il palinsesto prevede una argomentazione di natura scientifica e all’ospite scienziato in studio è affiancata una persona che avversa per ideologia la scienza. Si viene così a creare una improbabile par condicio tra chi porta studi validati scientificamente e chi, invece, ribatte soltanto basandosi su emozioni e teorie che non trovano nessun riscontro oggettivo. Lo si è visto di recente in una trasmissione televisiva quando in studio, oltre all’esperto in materia di vaccini e virologia, hanno invitato dei noti personaggi dello spettacolo, avversi ideologicamente alla scienza, a dibattere, in apparente atmosfera di pari condizioni, su argomentazioni di natura scientifica. Tanto che, alla fine, il tempo per l’unico esperto in materia si è ridotto a tal punto che il virologo ha fatto fatica a spiegare certi concetti fondamentali per far comprendere cosa la scienza ha da dire sui vaccini e sulla loro validità ed efficacia. È come se in un talk show, oltre ad un astronomo, per folle par condicio, affiancassimo un astrologo pronto a dibattere e ad avversare quanto l’astrofisico dice sull’universo. Queste situazioni sono, spesso, la ragion d’essere di certi programmi. E nel tuo libro che sta per uscire affronti varie tematiche di natura medica e legate, in qualche modo, proprio alla difficoltà che si ha in Italia ad affrontare, non solo a livello di stampa, certe argomentazioni importanti. Nella prima parte del libro, per esempio, parli dei farmaci, dei “bugiardini”, del significato e dei rischi delle medicine of label e della ambiziosa strategia di curare i sani. Molto interessante anche la parte sui trattamenti e terapie poco conosciute.

Giorgio Dobrilla: Quanto ai talk show e ai relativi palinsesti, come posso non sposare toto corde i tuoi rilievi? La trasmissione cui alludi sui vaccini gestita da un “esperto di musica vegano” ha distorto al massimo l’informazione con pericolose ricadute sulla salute della collettività. Venendo ai “bugiardini” di cui parlo nel libro, rimarcherei soltanto un’ ovvietà: che per risultare davvero utili essi dovrebbero essere chiari a chi legge (e non a chi scrive e non solo per evitare grane legali!), finalizzati ad una doverosa informazione e non motivo di ansia per chi deve curarsi. Circa il capitolo “curare i sani”, lasciami dire che questa è una filosofia che cito volentieri e non per amore del paradosso. Essa è infatti il sogno segreto di ogni buon marketing dato che, fino a prova contraria, i sani sono molti di più rispetto ai malati. In fondo non si fa che stuzzicare un genetico desiderio dell’uomo di assumere medicamenti. A detta di William Osler, grande medico anglo-canadese, “il desiderio di prendere medicine è forse la maggiore caratteristica che differenzia l’uomo dagli altri animali”. Non si tratta di fanatismo antifarmaco, sia ben chiaro, si tratta solo di sottolineare con forza che i farmaci devono essere assunti alle dosi e per i tempi necessari solo quando occorre, e molte volte così non è. Il capitolo sull’uso di farmaci of label, cui pure accenni, è per sottolineare che non mancano esempi di farmaci che nel tempo mostrano di essere utili in campi diversi dalla patologia originalmente considerata. Un uso of label, anche se tale non è considerato sensu strictu, è quello che riguarda l’aspirina: nata come antifebbrile e antidolorifico, a dosi basse (“aspirinetta”) essa è prevalentemente usata al giorno d’oggi come antiaggregante piastrinico per la prevenzione di infarti e ictus. Quanto alle terapie poco conosciute, vorrei precisare che tali in realtà molte non sono, e mi riferisco, ad esempio, ai vari trattamenti anticoncezionali o abortivi. È l’informazione corretta su queste che è…sconosciuta, e ciò in gran parte a causa di considerazioni religiose, magari legittime, ma di scarsa valenza scientifica. Lo stesso potrei dire per i trattamenti previsti, consentiti o meno, per i malati in fase terminale. Modesto parere, il mio, è che essi non dovrebbero comunque essere mai sprovvisti di charitas e di rispetto per la persona.

Marco Mastrolorenzi: Assolutamente concorde. Entriamo ora nel libro. Il volume tratta gli argomenti più disparati e poco noti al grande pubblico (si è detto), soprattutto perché non trattati generalmente dai media o perché vittime anch’essi della disinformazione. Tra i punti sviluppati nel volume affronti le tematiche inerenti le terapie anticoncezionali, la terapia iperbarica (che molti lettori non conoscono), le terapie abbronzanti (visto che sta arrivando l’estate), l’artroscopia, il trapianto di feci e le nano-particelle sempre più promettenti anche in campo oncologico. Dopo aver navigato tra vaccini, medicina e società, in cui fai letture penetranti tra salute e cultura, salute e povertà, medicina e stampa, medicina difensiva e diagnosi errate, affronti pagine delicate nel difficile rapporto tra medicina e magistratura. A tal proposito mi viene in mente, per esempio, la sentenza del tribunale di Rimini del 2012 sul riconosciuto (?) rapporto di causa effetto tra vaccini (morbillo-parotite-rosolia) e autismo, e al risarcimento disposto dal magistrato. Mi chiedo ancora con quale criterio e con quanta superficialità quel magistrato, senza nessuna competenza medica e scientifica, abbia imbastito un’ istruttoria senza nessuna evidenza scientifica. Ricordiamo che poi la Corte d’Appello di Bologna, dopo aver accolto il ricorso del Ministero della Salute, il 13 febbraio 2015 ha ribaltato la sentenza di Rimini sostenendo che non esiste (dovevano dircelo i magistrati ?) nessun rapporto di causa-effetto tra la somministrazione dei vaccini MPR e l’insorgere dell’autismo. Ma se lo dice la scienza si storce la bocca. E nonostante il mondo scientifico abbia fatto molte volte chiarezza e si cerchi di fare informazione corretta, i gruppi antivaccinisti sono sempre sul sentiero di guerra a dibattere contro la scienza e a creare falsi ed inutili allarmismi. Nel libro tratti anche il rapporto tra magistratura e caso Stamina, oltre che altre interessanti questioni sul tema.

Giorgio Dobrilla: Hai un’altra volta ben colto, Marco, il fine essenziale del libro, che è quello di proporre o riproporre temi ignorati, o sfiorati appena e rapidamente dimenticati dai media. E non ti è sfuggito lo spazio maggiore che di proposito ho voluto dare ai rapporti tra magistratura e medicina. Senza intenti assolutamente provocatori, sarebbe come dire che di fronte ad un complicato contenzioso legale diventasse decisivo il parere di un chirurgo o di un reumatologo completamente digiuni di leggi e normative. E ancor più grave è la ripetitività di questi interventi paradossali, dal siero di Bonifacio, alla terapia Di Bella e al più recente caso Stamina. Ciò che ulteriormente sconcerta è che il magistrato che ha imposto una terapia e che risulti poi sconfessato da un tribunale (oltre che dalla comunità scientifica), non venga in qualche modo sanzionato per i danni che può aver provocato o quanto meno diffidato a non perseverare. Che un tribunale disponga infine un risarcimento per un danno (autismo) arbitrariamente attribuito ad un vaccino trivalente, non è che il corollario di una clamorosa bufala. “A ciascuno il suo”, insomma, che non è solo una locuzione latina, né un noto “giallo” di Leonardo Sciascia, ma dovrebbe essere un forte promemoria per certi magistrati, anche se in bona fide.

Marco Mastrolorenzi: E Luigi Pirandello, per citare il titolo di una famosa commedia scritta nel 1924, avrebbe suggerito “Ciascuno a suo modo” che nel discorso che stiamo chiudendo desidera attribuire le specifiche competenze alla corretta categoria professionale: ognuno cerchi di fare il proprio mestiere (sempre in bona fide) ed eviti, qualora possibile, entrate a gamba tesa nel territorio altrui in un enjambement (in questo caso non come fattore metrico, ma nel senso letterale della parola) non solo pericoloso, ma anche fuori luogo. Grazie Professor Giorgio Dobrilla per questa interessante chiacchierata su tematiche importanti e sul nuovo libro che sta per uscire.

Giorgio Dobrilla: Grazie a te e un caro saluto.

Per acquistare il libro: http://www.c1vedizioni.com/#!medicina-insolita-per-non-medici/c1hhy

Marco Cappadonia Mastrolorenzi

 

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