Sulle dichiarazioni della SIOMI, la Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata

Approfondimenti

Ho letto in questo sito la seguente dichiarazione: Ci sorprende la visibilità mediatica riservata ad un libretto di sole 150 pagine scritto a ben sei mani, tutte provenienti dallo stesso Istituto privato di ricerca: il Mario Negri di Milano. Un commento su tutti per dimostrare la voluta approssimazione di tale pubblicazione. Nel primo capitolo il dr Bertelè definisce i medicinali omeopatici “acqua fresca” concetto condiviso da Silvio Garattini e dagli altri coautori e riportato da tutti i giornali. Ebbene, dovrebbero sapere i farmacologi del Mario Negri che il 70% dei medicinali omeopatici in commercio a livello mondiale è a concentrazioni molecolari. Dovrebbero anche sapere che in una diluizione 5CH di un medicinale omeopatico si agitano miliardi di molecole di principio attivo. Dovrebbero aver letto, proprio loro, di un nuovo filone di ricerca scientifica della farmacologia convenzionale, la cosiddetta “farmacologia delle microdosi”. Dovrebbero conoscere l’ormesi, fenomeno la cui dimostrazione è ventennale ed è riportata su tutti i più moderni libri di farmacologia, secondo il quale l’efficacia di un farmaco dipende qualitativamente e quantitativamente dalla sua concentrazione: quasi sempre si osserva che una sostanza che presenta effetti inibitori ad alte concentrazioni presenta altresì effetti stimolatori a basse concentrazioni, un effetto cioè del tutto opposto.

Voglio innanzitutto evidenziare come le millantate pubblicazioni da parte degli autori della dichiarazione non siano riportate. Come atteso da tutti quelli che fanno pseudo scienza, l’onere delle prove è sempre a carico degli studiosi che si occupano di scienza. Sotto l’aspetto comunicativo, con le parole “dovrebbero aver letto” gli autori della succitata dichiarazione stanno affermando che medici e dirigenti di uno degli Istituti più importanti d’Italia, l’Istituto Mario Negri, sono degli ignoranti. Se tanto mi dà tanto, si può estrapolare dalle parole citate che medici che sono in prima linea nella lotta di tumori e di malattie gravissime, più o meno invalidanti, siano impreparati. Mi sembra molto grave questa dichiarazione soprattutto se essa viene dai vertici di un’associazione di omeopatia e medicina integrata che gioca con le parole e fa affermazioni del tipo: “in una diluizione 5CH di un medicinale omeopatico si agitano miliardi di molecole di principio attivo”.

Prima di capire dov’è la fallacia di tutto il ragionamento ecco un po’ di links a lavori di “The Lancet” (una rivista scientifica delle più importanti in campo medico) nei quali, con linguaggio scientifico chiaro, si afferma:
“The few satisfactory larger trials that were reported did not show clear beneficial effects of homeopathic therapies” ( http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(00)91990-1.pdf ) “Biases are present in placebo-controlled trials of both homoeopathy and conventional medicine. When account was taken for these biases in the analysis, there was weak evidence for a specific effect of homoeopathic remedies, but strong evidence for specific effects of conventional interventions. This finding is compatible with the notion that the clinical effects of homoeopathy are placebo effects” ( http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(05)67177-2.pdf )
Insomma, detto in soldoni, l’uso di prodotti omeopatici non porta ad alcun beneficio se non in termini psicologici (si sta bene perché per malattie non invalidanti si pensa di stare bene) e certamente non perché ci siano degli effetti di carattere metabolico (ovvero interventi a livello del metabolismo atti a correggere le cause delle patologie).
Bastano due lavori per evidenziare l’inefficacia metabolica dell’omeopatia? Magari no. Ma lascio al lettore l’onere di trovare in letteratura lavori pubblicati su riviste come The Lancet ed asserenti la validità di prodotti omeopatici.
Vengo, ora, alla fallacia delle affermazioni circa il “miliardi di molecole di principio attivo” presente nei preparati 5CH.
Ricordo, innanzitutto, che una delle unità fondamentali in chimica è la mole (simbolo: mol). Una mole contiene un numero di Avogadro (NA=6.022×10^23 mol-1) di sostanza. In altre parole, una mole di una data sostanza contiene 6.022×10^23 molecole diverse. È un numero molto grande, vero? In effetti, sì. Vuol dire che ci sono 602 200 000 000 000 000 000 000 molecole, in altre parole in una sola mole ci sono seicentoduemiladuencento milioni di miliardi di molecole (ho letto giusto?). Sembrano tantissime. Per avere una idea di quante molecole ci sono in una goccia di acqua, consideriamo che la densità dell’acqua è approssimativamente 1 g/mL; che una goccia ha approssimativamente un volume di 0.05 mL; che il peso di una mole di acqua è 18 g/mol (è la somma dei pesi atomici di due atomi di idrogeno e dell’ossigeno). Da questi dati si ricava che:
Peso della goccia di acqua: 1 g/mL x 0.05 mL = 0.05 g
Numero di moli di acqua nella goccia: 0.05/18 (g/g/mol) = 0.028 mol
Numero di molecole nella goccia di acqua: 0.028 x NA = 1.7×10^22
ovvero ci sono 17000 000 000 000 000 000 000, cioè diciasettemila milioni di miliardi di molecole di acqua.
È un numero grande? Certamente, ma quanto piccolo è il volume di una goccia? Abbiamo detto 0.05 mL, ovvero una quantità che è 20 volte più piccola del millilitro, un volume che, a sua volta, neanche prendiamo in considerazione quando facciamo i lavori di casa.
Ebbene, un volume di acqua 20 volte più piccolo del millilitro o 100 volte più piccolo del volume di una siringa da iniezione (tutti sicuramente le conosciamo) contiene miliardi di molecole di acqua. Proviamo ora a immaginare quanto grande deve essere il numero di molecole di acqua negli oceani. Un numero che sicuramente è difficile immaginare!
Giocando sulle parole e sui numeri, gli omeopati che hanno fatto le dichiarazioni sopra riportate vogliono dare la sensazione che anche se si effettuano diluizioni successive, dei milioni di miliardi di molecole di soluto, se ne conservano sicuramente miliardi dopo un po’ di diluizioni successive. È qui che coloro che hanno fatto la dichiarazione dimostrano di non conoscere la chimica e tentano, non so quanto scientemente, di imbrogliare. Per capire il perché devo, però, dare ancora una definizione, ovvero devo spiegare cosa significa diluizione CH.
Per diluizione CH si intende una diluizione 1:100 del soluto nel solvente, laddove per soluto si intende quello delle due componenti di una miscela (a due componenti) di cui c’è abbondanza inferiore. Il solvente, invece, è la componente più abbondante della miscela. In altre parole, per effettuare una diluizione CH, ovvero centesimale, si parte da una soluzione madre a concentrazione nota di un dato soluto; se ne prende 1 mL e si diluisce a 100, ovvero si porta a 100 mL con il solvente, per esempio acqua.
Il numero prima delle lettere CH indica quante volte questa operazione è stata fatta. Quindi, 5CH significa che l’operazione anzidetta è stata fatta 5 volte.
Vediamo, ora, cosa accade se prendo delle molecole comuni solubili in acqua, ne faccio una soluzione satura, ovvero ne preparo una soluzione ad una concentrazione oltre la quale il soluto non si scioglie più, ne prendo 1 mL e diluisco a 100 per 5 volte consecutive (lascio perdere tutta la “magia” della succussione che non ha senso, ma di questo parlo un’altra volta).
Qui sotto c’è una figura che mostra come cambia la concentrazione dopo 5CH:

Concentrazione dopo 5CH
Concentrazione dopo 5CH

Il grafico è in scala logaritmica sulle ordinate perché altrimenti non si leggerebbe bene.
In altre parole dopo 5 diluizioni CH le concentrazioni sono cambiate di più di 10 ordini di grandezza. Naturalmente, considerando che il numero di molecole per Litro di soluzione si ottiene moltiplicando il valore della concentrazione per una costante che è il Numero di Avogadro, ne viene che anche col numero di molecole si osserva la stessa variazione:

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Gli omeopati, giocano con le parole. Essi stessi affermano che “l’efficacia di un farmaco dipende qualitativamente e quantitativamente dalla sua concentrazione”, salvo poi confondere le idee mescolando grandezze che non si possono paragonare tra di loro, cioè il numero assoluto di molecole in soluzione con il numero di molecole per unità di volume, ovvero la concentrazione.
Se l’efficacia di un farmaco dipende dalla concentrazione, ne viene che dopo 5CH la concentrazione del farmaco è pari a zero. Infatti, dal diagramma precedente ne viene che le concentrazioni delle molecole modello considerate sono nell’intervallo 10^-9 -10^-12 mol/L, ovvero un numero piccolissimo. Significa un intervallo: 0.0000000001 – 0.0000000000001 mol/L. Si tratta di numeri che possono essere ottenuti solo attraverso i calcoli, non attraverso misurazioni. Se prendiamo in considerazione il numero assoluto di molecole, esso varia nell’intervallo 10^15 – 10^12.
Ecco svelato il trucco. È quello che ho usato prima quando ho fatto vedere che una goccia di acqua conteneva milioni di miliardi di molecole. Un numero enorme, ma, inserito nel contesto giusto, ovvero avendo chiaro che il volume occupato da una goccia era di 0.05 mL, indica che sto avendo a che fare con quantità piccolissime. È, più o meno, lo stesso trucco che usano i commerciali quando affermano che una bottiglia di acqua contiene meno dello 0.000007 % di ioni sodio. L’uso di queste grandezze si basa sul fatto che nel linguaggio quotidiano siamo abituati ad avere a che fare con le percentuali. Solo che le percentuali quotidiane sono riferite, per esempio, agli sconti nei negozi, per cui quando diciamo sconto del 50% intendiamo uno sconto enorme sul prezzo di listino. Quindi, avendo in mente questo, 0.000007 % ci appare un numero piccolissimo. Guardiamolo, invece, nel suo contesto. 0.000007 % significa 0.0007 g di ioni sodio per 100 g di acqua: 0.0007g/100g. Ora se portiamo tutto a chilogrammo ne viene che 0.000007 % significa 7 mg/kg di acqua, ovvero, usando le unità di misura riportate sulle etichette delle acque in bottiglia il numero diventa: 7 mg/L. Qual è il punto? Il punto è che giocando sulle nostre sensazioni quotidiane, a seconda di come una grandezza fisica venga espressa, si ricava la sensazione di “poco” o “molto”. Nel caso specifico dell’acqua in bottiglia, dire che essa contiene 0.000007 % di ioni sodio, non vuol dire che quell’acqua è migliore di altre. È esattamente come le altre che contengono 7 mg/L di ioni sodio la cui concentrazione viene espressa non in percentuale ma, appunto, in mg/L.
Gli omeopati questo lo sanno per cui per portare acqua al loro mulino dicono: “alla diluizione 5CH ci sono miliardi di molecole”, ed in effetti ci sono. Dal grafico visto il numero di molecole in senso assoluto è nell’intervallo 10^15 – 10^12. Tuttavia, poi, dicono che l’efficacia di un farmaco dipende dalla concentrazione che, di fatto, è nulla perché dopo 5CH varia nell’intervallo: 10^-9 -10^-12 mol/L (sfido chiunque a dire che una soluzione che contiene 10^-9 mol/L di glucosio ha un sapore dolce). Insomma, mescolano grandezze che non si possono paragonare tra di loro.

La chimica elementare, noiosa, ma necessaria, ci consente di dire che hanno detto delle stupidaggini e che il Professor Garattini, che la chimica la conosce e non ha certo bisogno di difese di ufficio, ha ragione quando afferma che un prodotto omeopatico altro non è che semplice “acqua fresca”.

Pellegrino Conte
Professore Associato Università Palermo

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