Oscuramente – E’ vero che usiamo solo il 10% del nostro cervello?

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Oscuramente - ma è vero che usiamo solo il 10% del nostro cervello?
Oscuramente – ma è vero che usiamo solo il 10% del nostro cervello?

Prefazione al libro OscuraMente – E’ vero che usiamo solo il 10% del nostro cervello?
ErreKappa edizione
Prefazione a Cura di Luca Menichelli

Ed eccomi di nuovo qua, ad intraprendere l’ennesimo viaggio nei meandri della memoria alla ricerca di un segno dal passato che mi riporti al perché degli eventi del presente. Cosa c’è di più magico del rivangare nella memoria. Non servono complicate macchine del tempo per viaggiare nel passato, nulla da scomodare riguardante squarci spazio-temporali o potenzialità intrinseche alla fisica quantistica, è sufficiente attingere a quanto è immagazzinato in una piccola parte racchiusa nella scatola cranica che si chiama Ippocampo, una piccola zona del nostro encefalo che fa parte del sistema limbico ed a cui è dedicato l’onere di occuparsi della memoria a lungo termine e della navigazione spaziale, nulla a che vedere con navicelle intergalattiche, ma dello spazio un po’, diciamo, più terra terra. Intraprendo spesso queste “vacanze ludiche” nel passato, tra un sorso di Guinness e una tirata di Cohiba. Se il tutto si limitasse ad una mera reminescenza di eventi ancestrali poco avrebbe di magico, ma nulla è fine a se stesso. La mano si apre delicatamente chiudendosi nella pinta fredda contenente la deliziosa bevanda. I muscoli si flettono ed ecco che il bicchiere si avvicina alle labbra che si schiudono leggermente e la birra fredda invade la bocca rilasciando il suo sapore. Le papille gustative trasferiscono immediatamente alle aree percettive preposte un misto di amaro e dolce, la bevanda si sposta attraverso l’esofago facendo permanere nella bocca un retrogusto fruttato e aromatizzato. Gli occhi si socchiudono precludendo alle aree visive la percezione del mondo circostante, mentre dalle orecchie un sordo e tenue suono proveniente dalla gola trasmette alle aree uditive il messaggio che è il momento di assaporare un altro sorso. Nel frattempo le dita accarezzano il sigaro, i recettori tattili trasmettono la sensazione di ruvido del tabacco, le dita si chiudono per portarlo alle labbra. Inizia la suzione. Le dita percepiscono il calore del fumo che attraversa il sigaro, il fumo caldo invade la bocca e poi ne esce liberando nell’aria il suo aroma di tabacco. Dal naso partono migliaia di stimoli che trasmettono altrettante informazioni sul calore, l’odore e la consistenza del fumo liberato. Quanto sono complessi dei gesti dall’apparenza semplice eppure celano meraviglie che sono inimmaginabili. Aree percettive che vengono stimolate, muscoli che si muovono ognuno comandato da aree dell’encefalo diverse, reazioni chimiche stimolate da queste strutture che si trovano all’interno della scatola cranica, nel mentre che l’inconscio lavora, i polmoni respirano, i reni filtrano, il cuore batte e tutto il corpo opera in sincronia perfetta agli ordini del grande manovratore che in maniera semplicistica chiamiamo cervello. Un semplice gesto scatena reazioni che coinvolgono tutte le aree dell’encefalo.
A questo punto l’Ippocampo mi riporta alla memoria le personali esperienze del passato ai tempi, diciamo, pre-scettici, quando erano ancora concreti Babbo Natale, La Befana e il topolino dei denti. I tempi in cui ero un bambino curioso e affamato di conoscenza, ma non ancora in grado di scindere la realtà dalla fantasia. Ero una mente aperta ad ogni scoperta, come ogni bambino. Il mio pane quotidiano si chiamava Quark, un programma della RAI presentato dal giornalista Piero Angela. Quark era la mia fonte di informazione principale. Terminato Quark il telecomando del 21 pollici a tubo catodico appena comprato da poco mi guidava su un altro canale dei pochi che esistevano all’epoca, in cui un calvo presentatore proponeva un programma di divulgazione scientifica che attirava la mia attenzione dato che trattava argomenti affascinanti quali UFO, Fantasmi e paranormale in generale. In particolare rimasi affascinato dal fatto che l’Uomo utilizza solo una piccola parte del cervello e che il resto rimane inutilizzata. Non mi vergogno a dire che sono cresciuto con questa convinzione. Nell’adolescenza ho iniziato la mia fase scettica e anche questa convinzione dell’utilizzo minimale del cervello è stata a poco a poco estirpata. Come si dice spesso, però, dove finisce il mito inizia la leggenda e quella che, scientificamente parlando, è una teoria che non dovrebbe trovare collocamento alcuno, allo stato attuale riscuote un successo che per certi aspetti è paradossale. La storia dell’utilizzo di una piccola parte del cervello ha creato non pochi problemi e aspettative in quanti credono e cercano di dimostrare i fenomeni paranormali specificatamente “psicoqualcosa”.
A molti sarà capitato di sentire “Se utilizziamo solo il 10% per cervello e riusciamo a fare questo, immaginate cosa si riuscirebbe a fare utilizzando il 100%”.
E’ così che diventano realtà la psicocinesi, la telecinesi, la radioestesia, i viaggi astrali, la supermemoria, le tecniche per “risvegliare” la parte dormiente del cervello e non vorrei tediare con una lunga lista di fantomatiche potenzialità determinate dall’utilizzo del 100% del cervello. Spesso vengono tirati in causa strutture che sarebbero presenti sono in chi ha trovato il modo di “risvegliare” la porzione dormiente del cervello oppure si da importanza ad altre che non dovrebbero averne dato che atrofizzano con la crescita. Insomma la fantasia la fa da padrona in quella che da ragazzo speravo non dover più incrociare. Quando a venti anni ho aderito al CICAP l’ho fatto perché ritenevo inopportuno il proliferare di credenze irrazionali in un’epoca in cui la razionalità avrebbe dovuto farla da padrona.
Sia chiaro che non penso si debba essere tutti robottini dediti alle scoperte scientifiche, ma l’esplosione di tendenze irrazionali è un sintomo che qualcosa non sta andando nella direzione giusta. A parte questa digressione personale, che non fa che rimarcare la mia incomprensione nei riguardi dell’esistenza nel 2013 di una teoria pseudoscientifica ampiamente confutata da dati inconfutabili, cosa c’è di vero nel ritenere che utilizziamo solo il 10% del nostro cervello? Come è nata questa leggenda? Sono risposte difficili, ma che non hanno scoraggiato Gianluca Giusti in questo libro in cui ho l’onore di portare avanti una presentazione. Evito di anticiparne il contenuto per non sciupare la gioia della scoperta al lettore, posso solo evidenziare che ho molto apprezzato il taglio ironico della narrazione che rende il libro una lettura avvincente, illuminante, ma non pesante e quindi gradevole a tutti.
Il messaggio è semplice: noi utilizziamo il 100% del cervello, se così non fosse tutto quello che ho fatto nel semplice gesto di rivangare la memoria assaporando una deliziosa birra Irlandese e un sigaro Cubano non avrebbe potuto accadere.
Se poi si deve essere pignoli dal punto di vista biologico evolutivo, ma perché mai la natura avrebbe dovuto sprecare tanto materiale e energia creando una struttura complessa per poi farla funzionare al 10%? Le risposte che vengono fornite non sono mai soddisfacenti, quasi a voler de-collocare l’Uomo dalla natura elevandolo a essere supremo dominatore del mondo. Siamo uomini di Scienza e la Scienza cerchiamo, quindi risposte concrete, come nel libro di Gianluca Giusti che ringrazio per l’opportunità.

Sempre Lucidamente

Luca Menichelli

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